Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Le due vie

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Brandi, Cesare 36 occorrenze

Le due vie

della poesia come realtà pura, un po’ come lo scheletro non è parte scoperta nella visione del corpo di un animale, e, anche se non si sa che c’è o come

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tratta dello scetticismo superficiale «di doman non c’è certezza», perché il domani esiste, nella coscienza attuale, solo come estensione dell’oggi

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o sulla seconda fase del processo creativo: ima terza ipotesi non c’è. Anche a prescindere dall’edificio in sé e per sé, e assumendolo nel contesto

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non avviene a livello dell’opposizione fra tecnica industriale e tecnica artistica, fra progettazione e antiprogettazione. Fra questi termini c’è

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C’è poi il caso macroscopico di Oldenburg in cui si segue il passaggio dalla lampadina tascabile, fusa in bronzo, di Jasper Johns (che già, nella

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concetto tipico-ideale se non proprio una categoria sopra-storica, non c’è nessuna ragione imperativa per non riconoscere l’avanguardia dove si

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, determinando un’integrazione dello spettatore che può arrivare fino a comportarsi, come nella nuova musica, quasi a mo’ di co-autore. Ma per questo c’è il

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’immagine di Manet o di Renoir, dove non c’è sfocatura ma straordinario lampeggiamento: come del resto in Franz Hals e in Velasquez. È chiaro a questo

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carità pelosa — che di colpo si trasferiva al cinema. E perfino col colore ci sono state e ci sono le giuste resistenze, e nei più avveduti, c’è la

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presa percettiva dell’oggetto, nell’intenzione c’è una originaria tendenziosità che in parte è transazione in parte più coscientemente opera una scelta

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può camminare, del Teatro Olimpico di Vicenza o di quella del Borromini a Palazzo Spada. Qui la costituzione d’oggetto c’è stata: nella cupola Fortuny

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oggetto. In realtà non c’è nulla di meno esistenzializzato di un ritratto di Van Eyck o di Van der Weyden: ma nel microcosmo dell’immagine c’è una folla d

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la quantità di determinazioni fenomeniche che può possedere. Avanza, e, in questo avanzare, c’è il distacco dalla presenza usuale che realizza e il

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, se a una forma non approderà ma solo ad una conformazione, a farne sentire la mancanza, come opera tettonica e rimasta solo tettonica. C’è un caso

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, come fatto di esperienza e che si affida all’esperienza, ossia interessa un’intenzionalità diversa da quella che mira all’opera d’arte. Non c’è

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tempo un’auto-descrizione; c’era senza dubbio un’estesa identificazione fra Leonardo e lui» 10. Queste sono osservazioni illuminanti. Se sono esatte — e

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per adire alla fruizione del testo. Viceversa c’è un messaggio che trapassa nella struttura primaria dell’opera, ed è la tipologia iconografica: vi

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celebre l’opera non c’è dubbio, come non c’è dubbio che, se veramente raffigura Mordecai che piange davanti alla porta del Re (dal Libro di Esther

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, tutte le carte sembrano andate a posto, non c’è un solo residuo disoccupato: il solitario è riuscito.

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vaso fiammeggiante, esibisce lo splendore di Dio. C’è poi Cupido, e anche lui rientra perfettamente nella trama. Infatti si trova ad essere più vicino

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Ora, la storia si fa del passato, non c’è storia del presente: nel presente, per la storia, c’è uno svolgimento in atto che viene ad essere

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problema ontologico della differenziazione di queste due realtà, dove non c’è altro modo possibile di porsi come realtà, se non realizzando una presenza. Ma

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all’esser-cosa delle cose: e già in questa distinzione c’è il riconoscimento che la fenomenicità dell’opera d’arte non la fonda come opera d’arte

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prevedo nessuno, e vi trovo una persona. Non c’è dubbio che il fatto di prodursi in presenza fa aggio su tutto il resto, su quella che sarà l

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c’è di nuovo, poiché quel che c’è di già conosciuto si trova ormai integrato al ricevente e appartiene al suo sistema interiore. Da questa riduzione

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in primo luogo che non c’è nessuna ragione di postulare che un artista, pittore o no, debba comunicare niente altro che la sua opera d’arte; ma che

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due popoli come fra due persone c’è più possibilità di incomprensione che di comprensione. Ma anche ammesso che le arti possano comunicare

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comunicazione si abbia fra l’artista e il suo pubblico, ciò che io ritengo una nozione aberrante. Ma c’è qualcosa che può, senza pericolo di esser

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! modo di percepirlo, «non c’è né una negazione solipsistica della realtà come non si viene a postulare la sua esistenza indipendente».

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flusso della vita animale. Con tutta verosimiglianza, ad esempio, nell’animale che agisce in un certo modo all’avvicinarsi del temporale non c’è l

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pittorico un’eguale arbitrarietà non c’è di sicuro o la rappresentazione non esiste; nella percezione stessa, stando a Lévi-Strauss, si dovrebbe già

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astante come musica, ma solo come traguardo di suoni, fatto della percezione. Non c’è dubbio quindi che il codice in cui è scritta una musica è

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medesimo. Oppure si dice che identico significa eguale con se stesso. Ma non c’è eguaglianza che dove c’è una pluralità. «Al contrario ogni cosa

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causalità, rispetto al principio di identità, è l’impossibiltà di definire la causa con se stessa, senza l’effetto. Si può dire, non c’è effetto senza

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’arte, non c’è flagrante contraddizione, ma nel modo con cui, per rapporto all’arte, si concettualizza la mimesi o la catarsi, la forma o il contenuto

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applicazioni, che lasciarono, riguardano quasi esclusivamente la letteratura. Da questa carenza, per cui nel campo delle arti dette figurative non c’era

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